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CasamicciolaNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Giovedì 26 Novembre 2009 18:43

La Caserma della Discordia e dei paradossi

Il gioco del silenzio assenso e delle mancate notifiche: Ieri l’intervento del Comune e della Sovrintendenza.
Lo stato dispone, il provveditorato alle opere pubbliche propone, il comune concede l’area, la Sovrintendenza concede il permesso, poi ci ripensano. La Guardia di Finanza Sequestra e la magistratura interviene per poi dichiarare legittimo il procedimento. Allora sovrintendenza e comune si oppongono e ribloccano la procedura per ulteriori approfondimenti.

“L’area era stata messa a disposizione ma non formalmente consegnata!”. L’inerzia dei ruoli e delle competenze incarta le autorità e gli enti ma:  “La comunità va tutelata”. Ecco l’ordinanza di sospensione cautelare. L’ordinanza sindacale persasi dal 15 ottobre e finalmente consegnata al Guarracino sul posto. Ma con tutto il disastro che ha colpito Casamicciola proprio ora? Si perché è una corsa contro il tempo e per prendere tempo. Nel 2010 scade la concessione ad edificare rilasciata dalla Sovrintendenza! È un paradosso! Il paradosso della Repubblica delle carte. Ieri è giunto così il nuovo stop alla Caserma della Forestale nel Bosco della Maddalena in ossequio ad una Ordinanza amministrativa datata 15 ottobre, ma per problemi di messi e notifiche, giunta solo ieri mattina ai piedi della pineta, ormai sfoltita, al portavoce della ditta incaricata dei lavori, Domenico Parracino. Sul posto si sono recati la sovrintendenza con il funzionario Longarzo Guido, l’UTC comunale, i Vigili Urbani con il Comandante Sirabella la Guardia di Finanza con il Tenente De Gregorio e Varese, i Carabinieri. Tutti mostratisi impotenti dinanzi al giudizio del PM e tutti con le mani legate da cavilli e passaggi burocratici. Sino a quando non è giunto sul posto il messo Rizzotto che ha portato a conoscenza dell’Impresa dell’esistenza del’ordinanza sindacale che ha prodotto il blocco di ogni attività o quasi. L’ennesimo fermo dopo anni di stallo e dopo mesi di diatribe giudiziarie sfociate nella sentenza D’Alessio che ritiene corretto l’iter seguito dal provveditorato alle opere pubbliche ai sensi dell’Art. 20 co 10 bis. Su tutti è corretta la compatibilità ambientale valutata in sede di commissione edilizia integrata, ovvero con il parere dei funzionari nominati in seno alla stessa dal comune. È corretto il taglio di alcuni (oltre 30) preventivamente autorizzati. Ed i due pareri contrari della sovrintendenza datati 2008 non contano, come non conta il vincolo idrogeologico che investe le case confinati, a non meno di 3 metri, ma non l’area di cantiere. L’ennesimo fermo che bypassando la magistratura, ora, rimetterà tutto al giudizio del Tar Campania, sempre a spese del contribuente, al quale la ditta e chi per essa,  ricorrerà per difendere le sue posizioni. Una serie di interminabile tira e molla, ripensamenti e prese di posizione a tutela “di”, sfociata nell’ordinanza di ieri che di fatto ha imposto alla ditta responsabile di  sospendere le attività per non incorrere in eventuali procedimenti e che non mancherà di produrre ulteriori strascichi. Infatti nonostante la notifica mattutina si è ha operato lo stesso per tutto il pomeriggio completato il taglio della pineta senza che nessuno ponesse sotto sequestro il cantiere o si opponesse al prosieguo delle attività in virtù delle eccezioni sollevate. Così orami i pini sono andati, il sito da edificare è stato ripulito e le fondamenta quasi tracciate, ci troviamo a ridosso dell’abitato, lo Stato ha appaltato in autofinanziamento l’opera, il danno, soprattutto economico, con il contributo di tutti indistintamente è stato fatto, allora non si ci poteva pensare prima? Evidentemente, nel paese delle “carte tutte a posto”, no, perché comunque ognuno avrà la sua parte fin tanto che ha pagare è Pantalone.
L’INTERVISTA AL SOVRINTENDENTE LONGARZO
L’Ente Locale negli anni, a partire dall’apertura della pratica datata 1985, sono state concesse le diverse autorizzazioni sino a giungere al 1996 quando  stato addirittura approvato il progetto con la sovrintendenza che ha dato la concessione sino al 2010, pur rilevando negli ultimi mesi ben due eccezioni che hanno imposto il no alla edificazione. Infatti dopo aver assistito in diretta al disboscamento della area perpetrato ieri il sovrintendete Longarzo ha sottolineato che “Noi non staremo con le mani in mano. Il sovrintendete in persona si attiverà subito. Siamo giunti qua per valutare la situazione dal di dentro. Ho chiamato di persona il giudice D’Alessio che mi ha liquidato evidenziando che il suo interlocutore è solo la Finanza. Pertanto attendiamo l’intervento anche della Guardia di Finanza e nel caso ci siano difformità, avviati i dovuti approfondimenti sospenderemo l’edificazione. Subito dopo questo sopraluogo chiederemo anche il parere del Procuratore Capo Lepore e del Giudice De Chiara ”. Dunque sovrintendenza intenzionata, attualmente, a bloccare la Caserma nel Bosco. Eppure sin’ora ha fondamentalmente nicchiato con la concessione a costruire sino al 2010 e il mancato giudizio in quattro anni che ha permesso il prosieguo secondo la norma del silenzio assenso? Anche a questo risponde Longarzo: “Non bisogna appigliarsi alla regola del silenzio assenso. Perché se c’è un abuso è comunque un abuso e noi siamo qui sul territorio per questo. Siamo qui oggi per valutare sul campo le azioni che si pongono in essere”. Insomma di tutto e di più a contorno di un giudizio della magistratura che ritiene legittima l’edificazione: “ Non ci metteremo contro il parere di magistrato, ma devono comunque darci conto di ciò che avviene sul territorio di cui siamo responsabili. Appunto avevamo chiesto di parlare con il giudice ma non è stato possibile, andremo pertanto avanti per la nostra strada  ”, evidenzia in merito il Sovrintendete Guido Longarzo, “Lo stesso tenete De Gregorio si è detto disponibile sempre in relazione ad un dispositivo del giudice. In questa sede approfondiremo la questione. Chiariremo se è stata consegnata l’area allo stato da parte del Comune visto che non ci risulta. Faremo una dettagliata relazione e la sottoporremo al giudice Lepore. Per ora basta l’Ordinanza n° 93 del Dirigente dell’Area Tecnica Ferdinando Formisano.

L’IRA DEL COMANDATE SIRABELLA

Il comune ha ceduto l’area ricevendo anche la famosa 1000£ in contropartita, ma non ha formalizzato l’iter con il frazionamento e lo stralcio dei siti ceduti da quelli ancora comunali. Cavilli e perdite di tempo che si potevano evitare a priori e che ora nei giorni del post disastro ambientale gettano benzina sul fuco!
“ E’ Assurdo che ci si appigli su una questione di notifiche. Che da giorni chiediamo l’intervento dell’ASL e che si vada avanti tagliando piante sane non consentendoci di agire secondo i nostri diritti su un territorio che sino a prova contraria è ancora nostra”, dichiara il comandante Gelsomino Sirabella montato su tutte le furie per giungere nell’intento di rendere valida l’ordinanza comunale. “ Noi abbiamo il dovere di tutelare la comunità approfondendo l’iter del caso. A ciò avevamo chiesto il fermo il 15 ottobre. Ci dicono di non averne notizia ed ora che siamo con il paese sotto metri e metri di fango, in piena difficoltà ci vengono a creare altri problemi, come se non ne avessimo abbastanza. È assurdo quando poi ad un privato cittadino si trovano mille impedimenti anche per potare il viale e gli si abbattono le case perché viviamo in una realtà che non si è regolamentata, perché è più comodo far rispettare la legge delle interpretazioni e non del buon senso. Per noi oggi però corre l’obbligo che il cantiere si fermi. Poi si ricorrerà ala TAR e noi ci costituiremo per sostenere le nostre ragioni. È il dovere che c’è lo impone. Se la Caserma va fatta lo sarà, ma noi dobbiamo tutelarci”

LO SCONCERTO DEL PORTAVOCE DELL’IMPRESA
È incredibile che dopo anni di controlli, verifiche e nulla osta si arrivi allo scadere dei termini prima lasciando costruire con il permesso dei giudici e poi sospendendo con il veto di quell’Ente che aveva concesso l’area per edificare. “ Io non capisco fino ad ora che si è fatto. Noi stiamo qui con un appalto autofinanziato, con gli operai e con l’assenso della magistratura che ha ritenuto l’iter corretto e tutti si ricordano solo ora che siamo al dunque che devono dire qualcosa”, dichiara il Geometra Parracino che fa da portavoce all’impresa appaltatrice la ATI dell’Ing. Lombardi & Srl,  la Longo Costruzioni Sas e la CIFI sud. “ noi oggi finiamo. Chiudiamo il cantiere e domani metteremo gli operai in cassa integrazione. Lo stato li pagherà e noi chiederemo il risarcimento dei danni ricevuti. Chi ha sbagliato pagherà. Noi non stiamo giocando. Noi siamo qui per conto del Provveditorato alle Opere Pubbliche. Noi ci prendiamo le carte ed andiamo al provveditorato. Poi si vedrà” 
Un vicenda delicata dunque, una vicenda che sicuramente continuerà a destare scalpore e a produrre strascichi, così come è stato negli anni. Non resta che attendere ora le determinazioni successive a questo dissequestro, mentre per i lavori e le opere il cantiere sarà fermo per quindici giorni in attesa di deduzioni così come da verbale redatto dalle parti intervenute ieri sul posto.