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Reggio-EmiliaNews - Cronaca
Scritto da Il Consigliere regionale Dott. Fabio Filippi   
Venerdì 25 Gennaio 2013 21:04

Reggio-Emilia: Sono tornati a Reggio i reduci delle brigate rosse

Il segretario del Pd, Roberto Ferrari, ha condannato le parole degli esponenti del centro sociale Aq 16, che hanno definito l’ex terrorista Prospero Gallinari “un rivoluzionario del suo tempo”.
A conferma dell’ipocrisia dei comunisti vecchi e nuovi vi è però il fatto che il Comune di Reggio Emilia, governato dal dopoguerra in poi dalla sinistra, abbia concesso per anni, e tuttora conceda, a condizioni di quasi gratuità, l’uso dello stabile dove oggi ha sede il centro sociale Aq16.

Se Ferrari vuole dimostrare, nei fatti, non solo a parole, che il Pd ha tagliato i ponti con il proprio passato, un passato che lo ha visto considerare come “compagni che sbagliano” i terroristi rossi, cominci con il sollecitare l’annullamento del contratto di locazione sottoscritto con Aq16.
Moltissimi reggiani hanno accolto con profondo sdegno le dichiarazioni di Aq16 intese ad esaltare il passato di un terrorista delle Brigate Rosse che in vita ha contribuito, insieme ad altri, a seminare l’Italia di morti e feriti: magistrati, giornalisti, manager, ma anche operai, come Guido Rossa, e tantissimi servitori dello Stato sono stati, vigliaccamente, uccisi o gambizzati.
Anche se di fronte alla morte deve prevalere la pietà, non è accettabile che, in occasione delle esequie del brigatista Gallinari, si sia potuta impunemente tenere una manifestazione filo terrorista: manifestazione che ha visto come protagonisti alcuni reduci del brigatismo rosso e gli esponenti del centro sociale Aq16. Erano là con il pugno chiuso a testimoniare il volto tragico del terrorismo rosso che di tanti delitti  si è macchiato in passato: 450 sono state le sue vittime. Erano li con il pugno chiuso per l’ultimo saluto ad uno dei responsabili del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta. Curcio e soci non sono stati “cattivi maestri”, ma spietati terroristi responsabili di infiniti lutti e di grandi dolori causati ai familiari delle vittime.
La bara di Gallinari era avvolta in un telo rosso sul quale spiccava oltre al simbolo “falce e martello”, una stella a cinque punte, non iscritta nel cerchio come quella delle Brigate Rosse, ma attorniata da un alone rosso più scuro.
Ieri si facevano chiamare Brigate Rosse, oggi No Tav, anarco-insurrezionalisti, disubbidienti, antagonisti, ma sono accomunati da un filo rosso comune inconfondibile.
Oreste Scalzone, in occasione del funerale, ha citato Shakespeare “la vita è fatta della stessa sostanza dei sogni”, per alludere al sogno fallito di Gallinari, la rivoluzione comunista.
Ancora una volta però Scalzone si è sbagliato: il comunismo non è mai stato un sogno, ma solo un incubo reale per milioni di uomini e donne. Le famiglie delle vittime del terrorismo rosso sono rimaste turbate ed offese da questa ennesima celebrazione ed esaltazione della lotta armata e dell’omicidio eletto a metodo politico.
In questo contesto ha destato stupore la presenza, ad una cerimonia non religiosa come quella che si è svolta in occasione del funerale di Gallinari, di Don Daniele Simonazzi e di Don Ercole Artoni. Sulla stampa mi è capitato di leggere, a tal proposito: “si sono incontrati casualmente fuori dalla camera ardente”; francamente mi risulta difficile crederlo.
In particolare stupiscono ed amareggiano le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Don Ercole Artoni, il quale, dopo avere condannato i mezzi usati da Gallinari (Deo gratias), ha tracciato un profilo quasi  idilliaco dello stesso: “Con  me ha detto che aveva una relazione stupenda con Moro”. Francamente, Don Artoni poteva risparmiarci questa dichiarazione, se non altro per rispetto alla famiglia di Moro.
A completare il quadro dei “nostalgici” che hanno partecipato a questa manifestazione politico-funeraria, mi è apparsa particolarmente significativa la presenza di alcuni esponenti di primo piano di Rifondazione comunista; partito che alle prossime elezioni politiche farà parte della lista “Rivoluzione civile”, guidata dal magistrato “partigiano” Antonio Ingroia. C’è da augurarsi che la loro rivoluzione civile non assomigli a quella rivoluzione comunista presente nei sogni dei brigatisti.
Fabio Filippi
Gruppo Assembleare Pdl Fabio Filippi
Bologna, 21/01/2013

Ultimo aggiornamento Venerdì 26 Luglio 2013 17:19