I cicli decorativi ad affresco di Agostino Beltrano (1° parte) Stampa
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NapoliNews - Arte
Scritto da Achille Della Ragione   
Venerdì 20 Novembre 2009 09:05

I cicli decorativi ad affresco di Agostino Beltrano (1° parte)

Nel corso del V decennio del secolo Beltrano esegue numerosi cicli decorativi ad affresco a dimostrazione di una notevole abilità nel settore.
Il più conosciuto viene realizzato tra il 1644 ed il 1645 nella cappella dedicata all’Immacolata Concezione, la seconda a sinistra entrando nella chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone.

Sull’altare maggiore si trova la pala eponima eseguita da Massimo Stanzione, citata in tutte le antiche guide della città, mentre raramente vengono citati gli affreschi che decorano la cappella; il De Dominici riteneva che la tela fosse rimasta incompiuta per la morte dell’artista, opinione risultata erronea dopo un restauro eseguito tra il 1957 ed il 1960.
Il biografo attribuiva correttamente gli affreschi al Beltrano, ma li collocava cronologicamente dopo il 1659, al ritorno del pittore dalla Francia, esilio dovuto al presunto uxoricidio della moglie Diana De Rosa, più nota come Annella di Massimo.
Quattro pagamenti, datati tra il 15 novembre 1644 ed il 6 aprile dell’anno successivo, per un totale di 400 ducati, hanno definitivamente chiarito il periodo di esecuzione, che in precedenza anche la Novelli Radice aveva ipotizzato dopo il 1656.
Nell’indradosso sono raffigurati in cornici rettangolari di legno dorato l’Annuncio a S. Gioacchino(fig. 1) e l’Annunciazione a S. Anna(fig. 2), mentre al centro in formato ottagonale è rappresentato l’Eterno Padre.
Della prima scena sono presenti in collezioni private alcune derivazioni, la prima(fig. 3), presentata alla mostra su Micco Spadaro tenutasi a Napoli nel 2002, ritenuta dalla Ambrosio il bozzetto preparatorio per l’affresco, ma più probabilmente dipinto autonomo, nel quale le figure si stagliano con gesti teatrali, mentre una luce calda illumina il paesaggio sullo sfondo con sottili gradazioni di toni dal dorato al marrone; una seconda(fig. 4), reperita nell’archivio Zeri, presenta alcune varianti, dalla posizione dell’angelo ad una cascata sullo sfondo.
Ritornando all’affresco possiamo notare un imprinting stanzionesco nell’impaginazione della composizione, mentre nell’Annunciazione a S. Anna l’Ambrosio ha sottolineato una somiglianza con la figura di S. Francesco di Paola presente nella cupola della chiesa di Donnaregina Nuova realizzata nel 1655.
Anche per la figura dell’Eterno Padre è stato operato un confronto dalla studiosa verso l’affresco raffigurante l’Incoronazione della Vergine posto nella volta della seconda cappella destra in S. Maria la Nova, il quale, nell’esecuzione, rispetta in pieno i canoni stanzioneschi e si rifà alla tela di identico soggetto che il divino cavaliere eseguì nel 1647 per il soffitto della navata della chiesa napoletana di Regina Coeli.
Il Beltrano realizzò anche l’affresco di tutta la volta della campata corrispondente alla cappella dell’Immacolata, ricevendo un pagamento finale di cento ducati il 6 aprile 1645.
Nella cupola sono rappresentate quattro scene ispirate al Vecchio Testamento, in particolare al secondo libro dei Re(18,13) dove si narra dell’invasione di Sennacherib. Gli affreschi, uno dei quali è illeggibile, sono accolti da cornici di forma trapezoidale e raffigurano l’Assedio di Gerusalemme(fig. 5), il Pagamento del tributo a Sennacherib(fig. 6) e lo Sterminio degli Assiri(fig. 7).
Nel primo episodio appare evidente l’ispirazione ad Aniello Falcone, un influsso che durò a lungo nella carriera dell’artista, anche quando, cominciata una collaborazione con Stanzione, il pittore addolcì la sua maniera. La battaglia viene ripresa per scansioni parallele con in primo piano le groppe poderose di alcuni destrieri e lo immancabile soldato caduto a terra nella mischia, un’immagine di grande eloquenza che raggiunge l’acme nel secondo episodio, nel quale è rappresentato lo Sterminio degli Assiri.
Negli altri due episodi è evidente, come segnalato dalla Ambrosio, un riferimento ai modi del classicismo bolognese di derivazione romana, che, a partire dal terzo decennio, influenzò l’ambiente artistico napoletano. Compaiono inoltre alcune figure che rappresentano una sorta di firma nascosta del Beltrano come il fantolino a braccia distese presente nel Pagamento del tributo, che compare identico nel Miracolo di S. Alessandro(fig. 8), dipinto nel 1640 o nel 1646 e nel Martirio di S. Apollonia(fig. 9) in collezione Calbi a Napoli.
Nei pennacchi della cupola, incorniciati in eleganti decorazioni di stucco dorato compaiono quattro figure di profeti, che secondo l’interpretazione che ne faceva la Novelli Radice rappresentano personaggi biblici legati all’episodio dell’invasione da parte di Sennacherib: Ezechia, sua moglie , il profeta Isaia ed Erodoto che tramandò la vicenda. I personaggi alla luce di una più attenta lettura raffigurano invece il profeta Davide(fig. 10), il profeta Ben Sira(fig. 11), figlio di Sira ed il profeta Geremia(fig. 12). Questi personaggi si inseriscono dinamicamente nello spazio limitato a loro disposizione, a dimostrazione che il Beltrano ha ben appreso la lezione del Lanfranco, conosciuto nel 1635 al tempo dei lavori nella Cattedrale di Pozzuoli protrattisi molti anni. Egli con grande abilità fa compiere alle figure torsioni del busto e rotazioni nelle gambe, oltre ad utilizzare con sapienza i vivaci contrasti chiaroscurali.
Evidenti somiglianze possono apprezzarsi tra la figura del Davide ed il San Procolo raffigurato nel Martirio dei Ss. Procolo, Filippo e Gennaro(fig. 13), documentato al 1634 – 35 ed il S. Alessandro del già citato Miracolo di S. Alessandro(fig. 8).
I peducci rammentano”la qualità espressiva, formale e pittorica delle figure dei dodici apostoli  nelle semilunette nella Certosa di San Martino, eseguite dal Lanfranco tra il 1638 ed il 1639, per la loro concezione monumentale, il modellato scultoreo e la stesura pittorica libera”(Barisani).
Prima di questi affreschi Beltrano aveva certamente collaborato con Massimo Stanzione, il quale gli gira uno dei pagamenti ottenuti per i suoi affreschi nel soffitto di San Paolo Maggiore, purtroppo oggi parzialmente visibili perché gravemente danneggiati durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e dei quali proponiamo una foto precedente la devastazione(fig. 14), secondo Willette, probabilmente al Beltrano venne affidato il compito di trarre bozzetti ad olio dai disegni delle singole scene fatti da Stanzione, in particolare rivelano la mano del Nostro la Lapidazione di San Paolo a  Lystra(fig. 15), transitata presso Finarte a Roma nel 1989 ed oggi in collezione privata milanese.
Achille della Ragione