Giovanni Falcone, un eroe del nostro tempo Stampa
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Daniele Morgera   
Giovedì 25 Giugno 1992 18:34

Giovanni Falcone, un eroe del nostro tempo

Presenti diversi esponenti del mondo politico e culturale dell’Isola Verde. Il significato e le valenze dell’iniziativa del Centro Ricerche Storiche d’Ambra. Anche la Federcasalinghe rende un sentito omaggio alla figura del giudice Falcone.
Ischia – 23 maggio ore 17.58: il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morbillo e i tre agenti della scorta sono vittime di un efferato attentato di stampo mafioso alle porte di Palermo in cui perdono la vita.
Mille chili di tritolo mettono prematuramente fine all’esistenza dell’uomo che, candidato alla massima carica della superprocura, meglio rappresentava la lotta dello Stato contro Cosa Nostra.

Sgomento e indignazione hanno pervaso gli animi degli italiani per quello che è stato un duro colpo alla democrazia e alla società civile.
23 giugno ore 17,00: su iniziativa del Centro Ricerche Storiche d’Ambra, a Ischia oltre 150 persone formano, a distanza di trenta giorni dalla strage di Capaci, una catena umana, manifestando il cordoglio ancora vivo e la volontà di replicare con fermezza alla malavita organizzata, confermando altresì fiducia nelle istituzioni, gravemente minate dall’azione disgregante e demolitrice della Piovra che attenta, con i suoi tentacoli, all’ordine e alla legittimità della Nazione.
Contemporaneamente in tutta la penisola si svolgono manifestazioni analoghe, mente Palermo commemora solennemente la ricorrenza.
Ma l’iniziativa promossa sull’isola d’Ischia assume valenze ancor più profonde e pregnanti.
La lunga fila di uomini donne e bambini di tutte le estrazioni sociali che hanno aderito alla catena in segno di viva compartecipazione e solidarietà in relazione agli indegni avvenimenti sopra ricordati, hanno ripercorso simbolicamente, il cammino dei condannati al patibolo della Repubblica Napoletana nel 1799, morti eroicamente per la libertà. Idealmente dunque, i partecipanti hanno svolto le funzioni di un ponte di collegamento, di un trait d’union tra i martiri del passato e coloro i quali, dedicando, nel presente, tutto il loro essere alla nobile causa della giustizia, hanno pagato in prima persona lo scotto della incessante lotta contro l’antistato, un conflitto cruento e che non ammette leggerezze o disattenzioni.
Ischia dunque non è rimasta inerte all’invito del popolo siciliano e si è unita coraggiosamente al grido di speranza. Il nutrito corteo ha preso le mosse dal Castello Aragonese, il monumento più emblematico e rappresentativo dell’Isola d’Ischia, retaggio di un passato affascinante e splendida testimonianza di una incredibile stratificazione culturale e politica, ha seguito il corso principale di Ischia Ponte oltrepassando la zone della Mandra per immettersi in corso Vittoria Colonna e successivamente nella famosissima via Roma fino alla Chiesa di S. Pietro, dalla caratteristica pianta circolare, immersa nella modernità delle boutique ivi presenti, ad ulteriore conferma di questa armonica fusione tra il passato e il presente, che sintetizza lo spirito della celebrazione. La partecipazione si è progressivamente estesa anche a turisti di passaggio che hanno avvertito la rilevanza dell’iniziativa promossa dal Centro Ricerche Storiche d’Ambra e in particolare dal presidente, l’avvocato Nino d’Ambra.
Il suono delle campane della vecchia Parrocchia ha sottolineato lo scoccare della fatidica ora dell’attentato malavitoso.
E’ seguito un lungo, scrosciante applauso rivolto a Falcone, a Francesca Morbillo, e agli agenti Vito Schifani, Antonio Cortinari e Rocco Di Cillo.
L’importante manifestazione ha visto la partecipazione di diversi e autorevoli esponenti del mondo politico e culturale dell’Isola verde.
Erano presenti il professor Vincenzo Mennella, ex sindaco della cittadina di Lacco Ameno, in qualità di presidente del Distretto Scolastico, il dottor Paolo Ferrandino, in rappresentanza dell’amministrazione Sorrentino, il dottor Franco Regine, consigliere di Forio nelle file del PSI, un consistente gruppo dell’Associazione sfrattati e senzatetto dell’isola, alcuni membri della Lega Ambiente, Rosa Iacono, presidente dell’Associazione Famiglie Portatori d’handicap, Nicola Lamonica, che si è candidato nelle recenti elezioni nelle liste di Rifondazione Comunista, il professor Vincenzo Pietro De Angelis, segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana.
Le telecamere delle due maggiori emittenti televisive dell’Isola hanno ripreso tutti i particolari di questa dimostrazione di grande sensibilità. Dopo un’ultima ovazione la catena umana si è sciolta e i componenti si sono recati presso la Chiesetta di San Girolamo, dove la Federcasalinghe, presieduta da Gilda Trani, ha deposto in memoria di Falcone una corona floreale.
Dopo il significativo gesto, è stata officiata una messa in suffragio.
La gente è scesa in piazza per dimostrare che è possibile impegnarsi per fronteggiare il fenomeno mafioso nelle sue complesse sfaccettature e per rivolgere un appello alle autorità, al fine di interrompere la sanguinosa trama intessuta dalla Criminalità Organizzata.
L’impegno individuale e personale è il primo passo per un impegno sinergico, collettivo su vasta scala che possa evitare che il mondo criminale eserciti uno strapotere assoluto.
Uniti in una ideale stretta di mano gli Italiani, e in particolare i cittadini dell’isola che sono intervenuti, hanno deciso di cambiare e di ribellarsi, nella coscienza sempre accesa delle passate stragi, frantumando le barriere dell’indifferenza e dell’omertà.

[Daniele Morgera – Il Golfo del 25/06/1992,, pag. 10]

Il Vincitore (Giovanni Falcone)

di Nino d’Ambra

Non piangete
Giovanni Falcone,
i vincitori
non si piangono.
Lui scelse la lotta e la morte
per vivere una luce
che non si spegne in un mondo
dove prevalgono le tenebre.

Non piangete
Giovanni Falcone:
non nascose il suo volto
nel fango quotidiano,
non lo fermarono
né minacce, né lusinghe,
perché lui era già
il vincitore.

Non gli importava
sapere l’ora della morte:
era un passaggio obbligato,
una consapevolezza titanica;
i leoni non vanno a morire
con la criniera abbassata.

E mentre lo sdegno
degli Uomini
montava come un uragano
allo scatto
del pulsante assassino,
chissà in quale parte
inimmaginabile
dell’Universo siderale,
Dante e Omero
celebravano
l’apoteosi
di Giovanni Falcone.

Spargete fiori
sul passo del vincitore,
coprite l’autostrada
di ghirlande di lauro.
Giovanni non appartiene
al regno dei morti.

I morti sono la calunnia,
la maldicenza, l’invidia:
piccoli immondi tarli
senza storia,
tare di un mondo
dove la tecnologia
ha retrocesso il cuore
nel Medioevo.

Non piange la terra
che si è nutrita
con il suo sangue,
per partorire germogli
di eternità.
Il vortice del vento
ne carpirà le spore
alla ricerca
di altri suoli fecondi.

Non piangete
Giovanni Falcone.

Voi sì,
madri dei suoi assassini,
voi sì avete diritto
al pianto,
alla disperazione,
a strapparvi i capelli,
a vestirvi di un nero eterno,
a maledire
il vostro latte avvelenato
che li ha nutriti.

Ma non puoi piangere
chi scelse il prezzo
di essere libero!

Fermati
pellegrino del mondo,
fermati accanto
all’autostrada divelta,
fermati all’alba
(non quando tramonta il sole):
ti illuminerai
di miriadi
di germogli splendenti,
tutti con il volto intatto
e immacolato
di Giovanni Falcone.

Nino d’Ambra

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:34