Garibaldi e il prestito del Banco di Napoli Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Redazione Corriere della Sera   
Domenica 08 Dicembre 2002 19:03

Garibaldi e il prestito del Banco di Napoli

Nel 1874 Menotti Garibaldi richiese un prestito di £. 200.000= al Banco di Napoli; la richiesta era accompagnata da una lettera garbata di garanzia del padre Giuseppe, datata “Caprera 2 settembre 1874…E questa mia garanzia servirà sino a totale estinzione del debito suddetto” (Testualmente). Evidentemente però la Direzione dell’epoca del Banco di Napoli preferì una garanzia “reale” in aggiunta a quella, pur di grande prestigio (ma morale), di Giuseppe Garibaldi.

Infatti il prestito fu concesso a Menotti con garanzia ipotecaria su beni immobili di proprietà dello stesso Menotti, siti “nell’agro romano”(Testualmente). Poiché nel 1877 il debito non era stato ancora saldato, Giuseppe Garibaldi, di sua iniziativa, scrisse al Direttore del Banco di Napoli una lettera in cui, fra l’altro, affermava: “in ogni modo io sono sempre responsabile verso il Banco di Napoli della somma prestata a mio figlio”. Da sottolineare: pur essendoci la garanzia ipotecaria!

Dopo la morte di Giuseppe Garibaldi – avvenuta, com’è noto, il 2 giugno 1882 – sull’ondata di sconcerto e di commozione (basta leggere i giornali dell’epoca italiani, europei e americani), il Banco di Napoli con apposita deliberazione, decise, spontaneamente, di rinunziare al credito. E’ facile arguire che la generosità era accompagnata ad una ponderata operazione d’immagine, che fruttò una grande ondata di simpatia nei confronti del Banco di Napoli. Menotti Garibaldi, con lettera datata “7 luglio 1883”, inviata al Direttore del Banco di Napoli, ringraziava per la generosità del dono e chiedeva, di conseguenza, la cancellazione dell’ipoteca sui suoi beni immobili in Roma. Tutto qui. In nessuno degli scritti di Giuseppe Garibaldi, di qualsiasi epoca, si rinviene una frase: vi ho liberati, dunque pretendete pure di essere pagati, o di analogo significato. Non era proprio nel suo stile. I documenti di cui si è parlato e scritto in questi ultimi giorni, sono noti da oltre venti anni e sono esposti alla visione di tutti gli interessati nelle bacheche del benemerito Archivio Storico del Banco di Napoli.

Nino d’Ambra, Presidente del Centro di Ricerche Storiche d’Ambra Forio d’Ischia (NA)

(“Corriere della Sera”, domenica 8 dicembre 2002, pag.41).

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:25