Pomeriggio dal pittore Coppa aprile 1970 Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Centro Ricerche Storiche D'Ambra   
Giovedì 30 Aprile 1970 19:27

Pomeriggio dal pittore Coppa aprile 1970

Allo studio di Luigi Coppa si giunge attraverso un viottolo scosceso,che ricorda la Forio di un tempo,di quando le macchie di cemento non ne avevano ancora iniziato 1a contaminazione .
Erano anni che non rivedevo la pittura di Coppa, e, per istrada, in quel vicolo, come disegnati su quei muri screpolati, mi apparivano i suoi acquerelli, simili a fini miniature, illuminati da quel colore nostrano che un meridionale sente come cosa propria.
Le diverse colorazioni dei muri, fondendosi con l’accecante sole mediterraneo, mi ricomponevano davanti quei paesaggi dell’Isola d’Ischia che Coppa più volte aveva vivificato nei suoi quadri, con una precisione da arazzo.

Il portico d’ingresso e le vecchie scale di pietra,che accompagnavano al sua studio, completano il mio ricordo, dandomi la sicurezza, senza ombra di dubbio, che sarei stato padrone del suo linguaggio pittorico.
Il cognac. La conversazione. I cento ninnoli esotici. Le fotografie stupende. Le prime esperienze artistiche,di quando era allievo del pittore italo-tedesco Eduard Bargheer. I viaggi:Europa, Africa, Medio Oriente.
I dipinti che si ispirano all’Africa mi lasciano stranamente disorientato. Invano tento di reagire alla luce abbagliante che si proietta, come una forza magica,dai suoi quadri. Non riesco a comporre una sintesi perché ogni immagine rimane saldata ad una parte del cervello, frantumandone l’unità. Cerco di rifarmi ad una scuola pittorica,per potermi almeno aprire un varco, ma la pittura del Coppa è esasperatamente personale ed ogni modello preesistente si liquefa al contatto.
Il mio imbarazzo non sfugge all’artista, che quasi si rammarica di avermi mostrato le sue ultime opere senza gradualmente prepararmi.
Parliamo delle sue mostre.
Le collettive (dalla VII Quadriennale d’Arte di Roma del 1956, alla Mostra degli espressionisti di Francoforte sul Meno del 1957, a tutte le altre nelle principali città europee.
Alcune personali:
1957 Norimberga – Universa Haus;
1957 Istanbul – Moderno Galerisindi;
1957 Francoforte – Kunstkabinett;
1959 Parigi – Galerie Lambert;
1960 Zurigo – Galerie Laubli;
1965 Berlino – Galerie Bremer;
1969 Essen – Kunstkabinett « Baedeker »;
1969 Essen – Osram Haus.

L’Africa ritorna come l’argomento dominante, e si sente che Coppa ne è attratto come da una forza magica.
Questo mondo, tanto estraneo a noi, ci si rivela pian piano attraverso l’entusiasmo della sua parola e dei suoi dipinti, I toni brucianti si equilibrano con le figure ridotte ad una essenzialità a volte esasperante, a volte stimolante. Le sue forme e le sue figure spesso esprimono un trauma angoscioso anche se il dinamismo che le ispira viene arginato da un equilibrato e ritmico senso della composizione. I gruppi di persone ispirate all’Africa ne sono la dimostrazione più significativa, e danno inoltre la inconfondibile misura della sua si«carezza nell’uso dei colori e nella resa dei contrasti.
Ma ciò che maggiormente traspare dalle sue opere,è la profonda esperienza umana acquisita attraverso i contatti con le popolazioni diseredate dell’Africa. Non c’è solo una grandiosa architettura di forme e di colori. Ci si accorge che la sofferenza umana ha plasmato l’uomo e l’artista, proiettando entrambi verso orizzonti più vasti,dove la comprensione umana informa ogni attività dello spirito.
La pittura di Coppa mi rivela un mondo nuovo; vuoi pieno di interrogativi, vuoi pieno di contrasti, vuoi colmo di un’affannosa ricerca della verità, ma un mondo vero: il Suo personale, autentico, poetico mondo.
Allo studio di Luigi Coppa si giunge attraverso un viottolo scosceso,che ricorda la Forio di un tempo,di quando le macchie di cemento non ne avevano ancora iniziato la contaminazione.

(Nino d’Ambra “Tribuna Sportiva dell’Isola d’Ischia”, 30 aprile 1970. pag. 3)

Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Agosto 2013 20:19