Operai morti alla Saras, 4 avvisi di garanzia per omicidio colposo Stampa
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ItaliaNews - Cronaca
Scritto da Fonte Ansa   
Giovedì 28 Maggio 2009 17:44

Operai morti alla Saras, 4 avvisi di garanzia per omicidio colposo

CAGLIARI - Sei rose, rosse e bianche, ai cancelli della Saras nel giorno del dolore e della rabbia per una strage che semina morti nei luoghi dove chi entra ci va per sopravvivere, portando a casa, spesso, meno di mille euro al mese. Fiori per ricordare Gigi, Daniele e Bruno, soffocati dentro una cisterna degli impianti della raffineria della famiglia Moratti, a Sarroch, morti ieri uno dopo l'altro nel tentativo disperato di salvarsi a vicenda. Oggi tutta l'area industriale si è fermata per uno sciopero di otto ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil: un migliaio di lavoratori si è raccolto attorno allo stabilimento sin dal primo mattino.

Le rose legate ai cancelli, poi il silenzio per rispetto alle vittime e il cordoglio alle famiglie. Ma il lutto non ha coperto il 'grido' per chiedere la verità sulle cause di questa ennesima tragedia, per dire basta alle morte bianche, per avere un lavoro sì, ma un lavoro sicuro. Sarà sciopero anche il giorno dei funerali, probabilmente sabato: quattro ore di stop per i metalmeccanici, otto per l'interno territorio provinciale, così da consentire la massima partecipazione alla cerimonia funebre degli ultimi caduti sul lavoro in Sardegna: Gigi Solinas, 26 anni, Daniele Melis, di 28, Bruno Muntoni, di 56, tutti di Villa San Pietro, un paese con meno di duemila abitanti a pochi chilometri da Sarroch, tutti dipendenti di una ditta d'appalto che da anni svolge la manutenzione negli impianti della Saras. I Moratti hanno incontrato stamane i familiari delle vittime: 40 minuti di colloquio strettamente privato, lontano da telecamere e giornalisti. Per domani, intanto, il governatore Ugo Cappellacci ha deciso il lutto in tutta la regione, con le bandiere a mezz'asta negli uffici.
L'inchiesta sull'incidente è alle prime battute, ma c'é già chi pensa al processo. La Fiom-Cgil e la Provincia di Cagliari hanno annunciato di volersi costituire parte civile. "Lo facciano anche le altre istituzioni sarde", ha esortato il presidente dell'amministratore provinciale Graziano Milia, dai cancelli della raffineria. Nel frattempo, l'impianto di desolforazione, teatro della tragedia, è stato messo sotto sequestro. "Al momento - ha fatto sapere il Procuratore della Repubblica di Cagliari, Mauro Mura - non ci sono indagati e non c'é nemmeno un'ipotesi di reato. Contiamo di formularla a breve", ha precisato il magistrato, lasciando intendere di aspettare gli esiti dell'autopsia e dei primi accertamenti dei periti. L'accavallarsi delle ricostruzioni e i retroscena più o meno attendibili sulla dinamica del fatto, hanno provocato la presa di posizione del segretario generale della Cgil sarda Enzo Costa.
"Nessuno può nascondersi dietro l'alibi di un permesso firmato o non firmato. Sarebbe comunque gravissimo apprendere ufficialmente che dentro la raffineria le operazioni di lavoro vengano svolte in maniera spontanea, addirittura decise da singoli lavoratori". Il riferimento è ad una indiscrezione seconda la quale la procedura di apertura del portellone della cisterna sarebbe stata avviata senza la prevista autorizzazione scritta. Secondo le stesse voci, il portellone avrebbe dovuto restare chiuso perché l'azione di pressurizzazione con l'azoto sarebbe stata ancora in corso.