Roma: Vermeer "Il pittore misterioso", La poesia di una intimità perduta Stampa
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RomaNews - Arte
Scritto da Elvira Brunetti   
Giovedì 04 Ottobre 2012 20:08

Roma: Vermeer "Il pittore misterioso", La poesia di una intimità perduta
 
Alle Scuderie del Quirinale dal 27 settembre al 20 gennaio 2013 é in corso una mostra straordinaria dal titolo: "Vermeer. Il secolo d'oro dell'arte olandese". Eccezionalmente, dal momento che i musei italiani non ne posseggono alcuno, si potranno ammirare otto dipinti del celebre maestro di Delft accanto a quadri di notevole valore artistico, opere di pittori fiamminghi suoi contemporanei.

Poco conosciuto fino a metà dell’Ottocento diventa visibile e gradualmente apprezzato dopo gli anni di studio e di ricerca da parte di un francese J.-Théophile Thoré-Burger che si appassiona alla sua pittura dopo aver visto un suo quadro durante un’esposizione di vari artisti:  “La veduta di Delft”(Fig.1). Lo stesso quadro che impressiono’ Marcel Proust al punto che un suo personaggio nella Recherche, Bergotte, facendo appello alle ultime energie vitali si reca a vedere il quadro che conosceva bene, ma di cui non ricordava quel meraviglioso “pan” di muro giallo e finalmente pago dell’estrema emozione, muore. Proust legge nell’opera di Vermeer quella dimensione del tempo nuova e a lui cosi’ cara da destinare il pittore olandese alla notorietà internazionale.
Se il dipinto di cui sopra è inamovibile dal museo dell’Aia, la mostra attuale, per il diletto dei visitatori, presenta come carta d’ingresso nella prima sala il ritratto di una piccola parte della città amata dal pittore: “La stradina”(Fig.2). Davanti alle tipiche case con i mattoncini rossi dei Paesi Bassi, che ancora oggi conservano il loro fascino, si vedono due donne intente nei loro lavori domestici e due ragazzi che giocano sul ciottolato esterno. L’atmosfera è pacata. C’è una vite rampicante sul muro esterno, piena di riverberi luminosi che dona un’armonia senza tempo alla visione completa. La pianta, in quanto simbolo di fedeltà e di amore coniugale, esalta le virtù femminili della società calvinista dell’epoca. Tale era il fine della pittura per quegli artisti.
Le Sette Provincie Unite dopo la lotta contro la Spagna affermano la loro indipendenza e la loro libertà religiosa. Delft era una città ricca, che grazie alla Compagnia delle Indie orientali aveva scambi commerciali con il mondo intero. La nuova classe emergente ci teneva ad esibire l’opulenza delle loro case, l’eleganza delle proprie donne, le diverse faccende negli interni delle abitazioni borghesi. Mentre altrove regnavano ancora monarchie assolute e i quadri avevano come committenti nobili e prelati, nella repubblica olandese anche un fornaio aveva la sua collezione di opere importanti.
Johannes Vermeer (1632-1675) ha una vita breve ed esegue pochi dipinti. Oggi se ne riconoscono autentici solo 37. La famiglia calvinista era di origini modeste. Il padre lavorava nel campo dei tessuti; poi come mercante d’arte lo introduce nel mondo della pittura, nel quale Johannes diventa decano della Gilda di San Luca. Alla sua morte gli lascia solo debiti. Bisognoso di denaro, sposa Catharina Bolnes, una cattolica benestante, che gli darà 11 figli. La suocera, donna molto presente nella vita coniugale della coppia, esige la sua conversione. Appartengono a quel periodo iniziale alcuni quadri di argomento religioso come la “Santa Prassede”(Fig.3), di non certa ancora attribuzione al Nostro. Nella mostra romana è collocato vicino alla stessa Santa, opera del fiorentino Felice Ficherelli, di cui è copia.
Un dipinto importante di grande pregio artistico e di forte valore simbolico è uno degli ultimi quadri della sua vita: “L’allegoria della fede”(Fig.4), successivo al capolavoro vermeeriano, punta di diamante tra le più alte della pittura: “L’allegoria della pittura”.
Cos’è che fa la differenza tra un ritrattista e pittore di genere tra i più influenti della Golden Age olandese come Gerard ter Borch (1617-1681), o un artista importante del livello di Pieter de Hooch (1629-1684) e Vermeer?
Nel quadro “Curiosità”(Fig.5) la bellezza statuaria della sorellastra di Ter Borch, Gesina, nel suo abito sfavillante, dalle morbide nude spalle alle perle e al ricciolo cadente, attira l’attenzione in un arredo d’interno sontuoso con velluti e tappeti. Ci guarda e ammicca un sorriso; è soddisfatta per la lettera ricevuta, alla quale si accinge a rispondere la donna seduta. Il cagnolino, onnipresente nelle scene di genere, osserva tranquillo. Il virtuosismo tecnico nella resa dei vari materiali è favoloso quanto quello di Vermeer nel dipinto “Giovane donna in piedi al virginale”(Fig.6) ma qui la compostezza, l’equilibrio, la grazia della fanciulla si sposa con una forma di sapienza universale che trascende l’attimo della rappresentazione. C’è una luminosità che invita al silenzio e alla meditazione.
In “Ritratto di famiglia”(Fig.7) di Pieter de Hooch sono rappresentate tre generazioni di componenti tipici della società calvinista olandese tutti in posa per una fotografia e l’obiettivo riesce a cogliere in modo sorprendente il realismo del luogo e dell’attimo. Si tratta del quadro dalle dimensioni più grandi di tutta l’esposizione: 114cm x 97, tanto per avere un’idea del formato piccolo della maggior parte degli altri.
Oltre al tema della musica già descritto in un interno e a quello della lettera, alquanto ricorrente, perché in tutto il XVII secolo l’arte della corrispondenza non solo amorosa era molto sentita e sviluppata, appare di frequente anche il bicchiere di vino, per l’effetto consolatorio delle pene d’amore come si evince in un delizioso quadretto di Gerard ter Borch. Nel dipinto di Vermeer “Giovane donna con bicchiere di vino”(Fig.8) il calice di Dioniso viene offerto da uno zelante corteggiatore ad un’elegante dama in rosso dal volto sorridente, mentre seduto dietro il tavolo un altro cavaliere si riposa dopo l’eccesso del fumo. Anche qui il solito mistero intorno all’espressione della donna: cede o non cede alla seduzione? Ma i particolari da notare per la resa magistrale sono la finestra dove al centro grazie ad un meticoloso lavoro di sezioni di vetro e metallo si staglia il simbolo della temperanza, invitando alla moderazione nei vizi umani e quel panno di lino bianco dal candore immacolato, poggiato distrattamente sul tavolo e retto da una piccola anfora dal colore indefinibile per la miriade di riflessi incidenti sulla superficie.
Un grande narratore di scene di genere è Gabriel Metsu, i cui quadri ad Amsterdam erano molto richiesti. In “Uomo che scrive una lettera”(Fig.9) c’è una luce radiosa che entra attraverso la finestra e pervade il piccolo ambiente ingigantendolo. Il tappeto è un capolavoro di arte tessutale meravigliosamente dipinto.
Vermeer con “La suonatrice di liuto”(Fig.10) raggiunge il non plus ultra dell’effetto ottico da camera oscura, strumento con il quale lavorava molto. E’ un quadro grigio nel quale galleggiano alcune isole luminose accanto ad altri buchi neri. La fanciulla guarda dalla finestra. Aspetta qualcuno e non solo perché per terra c’è una viola, ma perché nei suoi occhi brilla una luce di desiderio.
Il logo della mostra è un dipinto veramente eccezionale dal fascino irresistibile. La “Ragazza con il cappello rosso”(Fig.11) è un olio su tavola di 22,8 x 18 cm. Il suo volto ci scruta, gli occhi sono vivi e lucenti, le labbra socchiuse, le gote rosate, le perle degli orecchini due punti luminosi. La luce che in genere viene da sinistra qui viene da destra e modula i colori in uno scambio reciproco di tonalità diverse. Il rosso cremisi dell’ampio cappello con piume vibra di riflessi e sfumature allo stesso modo del blu dell’elegante veste da camera. La luce investe e sensibilizza ogni oggetto come le teste di leone della sedia dove poggia il braccio.
Elvira Brunetti

Ultimo aggiornamento Giovedì 04 Ottobre 2012 20:33